Alla COP22 una giornata dedicata all’educazione

COP22 HIGH LEVEL SESSION
Dopo la COP21 di Parigi, si consolida lo spazio dedicato al ruolo dell’educazione nelle conferenze sul clima. Educazione ambientale al centro in molti paeesi del mondo.
Un appello dei giovani
 
Bianca La Placa
 

L’Education Day a COP22 è stato promosso dal Regno del Marocco e dalla Fondazione Mohammed VI per la protezione ambientale, in collaborazione con l’UNFCCC, l’UNESCO e l’Alleanza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, istruzione, formazione e sensibilizzazione del pubblico.

È stato mostrato come l’educazione favorisca il crescere di azioni sul cambiamento climatico da parte del governo e da attori non governativi. Durante la giornata sull’educazione i governi, le agenzie delle Nazioni Unite, le università, le scuole, gli insegnanti, le ONG, le organizzazioni giovanili e le comunità di base hanno parlato della ondata di azioni per il clima in corso, e si sono evidenziate soluzioni innovative e buone pratiche per l’educazione formale, non formale e informale in rapporto ai cambiamenti climatici.
 
In Marocco la cultura ambientale al centro delle strategie nazionali
 
La sessione High level del thematic day sull’educazione, il 14 novembre, è stata aperta dalla principessa Lalla Hasnaa, presidente della fondazione Mohammed VI per l’ambiente. Con lei Patricia Espinoza, Segretaria esecutiva della Convenzione quadro delle Nazioni Unite per i cambiamenti climatici (UNFCCC /CNUCCC), Irina Bokova Direttrice generale dell’UNESCO e il Ministro dell’Educazione marocchino Rachid Benmokhtar Benabdellah.
 
Nel suo discorso di apertura la principessa Lalla Hasnaa ha ricordato “l’importanza cruciale che rivestono l’educazione, la formazione e la sensibilizzazione nella lotta ai cambiamenti climatici”, come affermato nell’articolo 12 dell’accordo di Parigi. “In Marocco – ha aggiunto – la Carta nazionale dell’ambiente e dello sviluppo sostenibile afferma che la cultura della protezione dell’ambiente debba essere una parte integrante dei corsi di insegnamento e di formazione superiore e professionale. La Fondazione Mohammed VI per la protezione dell’ambiente ha raggiunto un accordo con il Ministero dell’Educazione nazionale per sviluppare la coscienza ambientale dei cittadini di domani. In parallelo ha lanciato dei programmi di sensibilizzazione destinati agli adulti. Come il programma ‘Qualit’air’ che permette alle aziende di ridurre le emissioni di gas serra delle loro attività o di compensarle fornendo energie rinnovabili alle scuole rurali o piantando alberi”.
 
L’educazione componente chiave della risposta al cambiamento climatico
 
“Change minds and not climate” ha detto Irina Bokova che ha anche presentato il report del Global Education Monitoring (GEM) PLANET: Education for environmental sustainability and green growth, che esamina come l’educazione permetta agli individui di affrontare meglio, e ridurre la loro vulnerabilità, i pericoli connessi con il clima cambiamento.
“Credo nel contributo dell’accademia e della società civile” ha detto Patricia Espinoza, Segretaria esecutiva dell’UNFCCC, e ha ricordato come l’educazione sia una componente chiave della risposta globale al cambiamento climatico, e come sia cruciale per un rapido e efficace miglioramento dell’Accordo di Parigi e degli obiettivi dello sviluppo sostenibile.
“I governi – ha detto Espinoza – devono integrare la formazione, la sensibilizzazione del pubblico, la partecipazione e l’accesso del pubblico alle informazioni in tutte le azioni sul clima, sia nelle aree di riduzione delle emissioni di gas serra sia nella costruzione di resilienza. Questi elementi devono essere integrati nei piani d’azione nazionali climatici”.
 
Diversi Stati impegnati sul fronte educativo
 
L’Unesco sta mobilitando la sua rete di 10.000 UNESCO Associated Schools (ASPnet) per implementare i cambiamenti climatici attraverso un “approccio scolastico”, con le sue recenti linee guida per azioni scolastiche.
Qualche esempio: il Costa Rica ha una strategia nazionale sui cambiamenti climatici che include l’attenzione specifica alla formazione al fine di potenziare l’alfabetizzazione ambientale. Circa 2.000 scuole hanno intrapreso azioni di tutela ambientale a partire dal 2004.
Il Kenya ha messo a punto un piano di azione nazionale per l’Educazione allo Sviluppo Sostenibile (ESD) da poco uscito in tutto il paese.
In Vietnam, il Ministero dell’istruzione e della formazione, l’UNESCO e Samsung hanno lanciato un’iniziativa per riunire le scuole, le comunità e la società in generale per creare un ambiente favorevole per l’Educazione allo Sviluppo Sostenibile.
Irina Bokova ha detto che l’UNESCO sostiene gli Stati membri in particolare attraverso il programma d’azione globale (GAP) sull’educazione allo sviluppo sostenibile. Il programma mira ad accelerare i progressi verso lo sviluppo sostenibile, generando e accrescendo l’azione in cinque aree prioritarie: 1) policy; 2) trasformando gli ambienti di apprendimento e di formazione; 3) accrescendo le competenze di educatori e formatori; 4) con la mobilitazione dei giovani; 5) accelerando soluzioni sostenibili a livello locale. Il cambiamento climatico è un obiettivo fondamentale in tutte e cinque le aree.
“I paesi hanno bisogno di un approccio strategico e sistemico nell’azione per il clima. La sostenibilità inizia sui banchi di scuola – ha affermato Irina Bokova – c’è sicuramente una crescente consapevolezza che l’educazione non è una cosa ‘da aggiungere’, ma una parte integrante di qualsiasi strategia per combattere i cambiamenti climatici ed è la chiave per un futuro verde. Per la prima volta in assoluto, abbiamo un unico obiettivo concordato a livello internazionale che fa riferimento specifico all’educazione allo sviluppo sostenibile.
Questo obiettivo non significa solo concentrarsi su come far andare tutti i bambini a scuola, ma su ciò che apprendono, sulle competenze per la cittadinanza globale e sviluppo sostenibile”.
 
Un appello dei giovani
 
Nel corso del meeting i rappresentanti dei giovani reporter per l’ambiente, programma che la Fondazione porta avanti dal 2002, hanno poi lanciato l’Appello dei giovani. Questo appello, letto da Aicha Oujidi giovane reporter ambientale del Marocco e Melevin Lie Morris del Kenya, raccoglie nove raccomandazioni dibattute dai giovani di undici paesi diversi (Marocco, Kenya, Ghana, Sud Africa, Uganda, Tanzania, Portogallo, Canada, Romania, Kazakistan e Malta) che la Fondazione ha riunito a Marrakech.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *