Abbecedario amazzonico: lettera S

S

Con i mondiali finiti per nazionale italiana ma che continuano a dare spettacolo, sale la curiosità verso questa regione lontana e affascinante che è l’Amazzonia. Le squadre si trovano a giocare alle alte temperature tropicali, ma forse non tutti conoscono davvero il Paese che le sta ospitando, un paese caratterizzato da una cultura creola, con usi e tradizioni, leggende e credenze molto diverse dalle nostre.

Noi continuiamo a prepararci così, con qualche pillola giornaliera sull’Amazzonia: un racconto per ogni lettera dell’alfabeto!

Seringa

 

Seringa nel lessico amazzonico indica la gomma estratta dalla seringueira (Hevea brasiliensis). Ho assistito per la prima volta al processo di estrazione del caucciù nel villaggio di Anã, che si affaccia sul fiume Arapiúns: lunghi tagli diagonali sulla corteccia, quasi a creare una forma geometrica magica, da cui lentamente scende il denso liquido e si raccoglie in una coppetta di metallo, posta alla base (vedi foto). Questo albero fa parte di un piccolo “bosco” di seringueira, di una cinquantina di esemplari.

Osservando nei villaggi il ruolo che oggi ha l’estrazione della gomma, è difficile immaginare l’importanza che ha avuto nella storia dell’Amazzonia. Il caucciù ha fatto colonizzare queste regioni: se fino all’inizio dell’Ottocento la presenza dei non-indios era sporadica e localizzata, il lavoro dell’estrazione della gomma ha attratto un’immigrazione abbondante e popolare, in particolare dalle regioni del Nordest brasiliano. Tra gli antenati di quasi tutte le famiglie della regione c’è un “portoghese”, arrivato qui nella seconda metà del XIX secolo – la notte dei tempi, per chi non tiene traccia sulla carta o nella pietra del proprio passato. Portoghese, si badi bene, non perché giunto dall’oltremare, né perché non avesse già incrociato geni e destini con discendenti di africani e di indigeni, ma perché differente e comunque “più portoghese” della popolazione locale. La ricchezza che la gomma aveva portato in Amazzonia, concentrata nelle mani di pochi, se ne andrà nel giro di un secolo, ma chi era giunto per praticare il duro mestiere dei seringueiro nella foresta, vi rimarrà.

Già, perché l’Hevea non era piantata: se ne individuavano gli esemplari tracciando lunghissimi sentieri nella foresta e in un ciclo continuo si intagliava, si attendeva, si raccoglieva, poi ne ne intagliavano altri esemplari, e così via. Anche qui vigeva il sistema dell’aviamento, che abbiamo visto per la raccolta della noce del Brasile.

Molti imprenditori tentarono, senza successo, di piantare su larga scala l’albero della gomma. Il più noto tra questi, Heny Ford, fondatore dell’omonimo colosso automobilistico che, nel quadro di una tipica strategia industriale improntata alla verticalizzazione, intendeva produrre la gomma per i pneumatici delle proprie auto; siamo alla fine degli anni Venti del Novecento, quando da tempo il Brasile aveva perso il primato nell’esportazione della gomma e a pochi decenni dall’avvento su scala industriale della gomma sintetica. Anche questo progetto di piantagione fallì e lasciò una città, chiamata Fordlândia, nel cuore dell’Amazzonia, ancora oggi abitata.

La produzione e esportazione del caucciù, nonostante tutto, non è stata mai completamente abbandonata: seringueiro era Chico Mendes, che, sul finire degli anni Settanta del Novecento, diede avvio a uno dei più rilevanti movimenti del Paese, che già allora univa rivendicazioni sindacali e ecologiche.

Luca Fanelli

Seringa Luca

L’estrazione del caucciù dall’alberto della gomma (Hevea brasiliensis). Villaggio di Anã, comune di Santarém (Brasile). Giugno 2005. Foto di Luca Fanelli / MAIS

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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