Abbecedario amazzonico aspettando i mondiali‏: lettera L

L

Con i mondiali alle porte e la nazionale italiana che si prepara a giocare il suo primo match nella rovente e umida Manaus, sale la curiosità verso questa regione lontana e affascinante che è l’Amazzonia. Sia l’Italia sia l’Inghilterra si stanno preparando atleticamente al momento in cui dovranno giocare alle alte temperature tropicali, ma forse non sanno che ciò che li aspetta e che forse li sorprenderà di più è una cultura creola, con usi e tradizioni, leggende e credenze molto diverse dalle nostre.

Prepariamoci anche noi, prima di questo grande incontro, con qualche pillola sull’Amazzonia: un racconto per ogni lettera dell’alfabeto!

Lendas

Intraprendere un viaggio in Amazzonia significa mettere in valigia enormi quantità di repellente contro gli insetti, una zanzariera per dormire e un cappello da esploratore. Ma soprattutto fare i conti con ciò che più di tutto ci sembra ignoto, dentro e fuori di noi, il famoso fattore X dell’avventura, della scoperta, del mettersi alla prova. Che animali ci saranno? L’acqua sarà potabile in questa terra d’acqua? Saprò combattere a mani nude contro una onça? Attraverserò la foresta appendendomi alle liane come gli indios munduruku?
Ad accentuare questo affascinante senso dell’enigma si aggiunge il misterioso corpus di leggende che girano intorno a queste terre. Leggende per spiegare ogni cosa, per insegnare ai bambini il senso del pericolo, per giustificare nascite inattese o inculcare l’importanza di mangiare pesce di fiume.

Una delle storie più famose ci racconta di Boto, il delfino rosa del Rio delle Amazzoni che, durante il giorno, trascorre la sua vita tranquillamente. Al tramonto, però, si trasforma in un ragazzo bellissimo, vestito di bianco e raggiunge la riva. Si dice che una notte, incontrò una principessa e si innamorò di lei e che ogni notte andasse a trovarla. Quando, nove mesi dopo, nacque l’erede al trono, si scoprì che il padre era il delfino rosa. Da allora i figli di cui non si conosca il padre, nei villaggi, sono registrati come “figli di Boto”.

Inoltre una seconda versione vuole che chi nuota da solo nel fiume rischi essere rapito dallo stesso boto e portato in una città magica sommersa chiamata Encante, senza più riuscire a riemergere. Probabilmente l’origine di questo mito nasce dal tentativo di convincere la gente, soprattutto i giovani, a prestare attenzione quando si nuota. I delfini infatti possono mordere, così come i piranha, che pattugliano il Rio delle Amazzoni e i suoi affluenti .
Un altro racconto ci descrive l’origine del pesce Pirarucu e l’importanza di rispettare gli dei.
Nella tribù degli Waurà,  nella pianura di Làbrea  verso l’Alto Xingù, viveva l’indio Pirarucù. Era bello e forte, ma aveva un cuore malvagio, a differenza di suo padre, il ‘tuxaua’  (capo-tribù) Pindarò, uomo considerato da tutti molto buono e pacifico.
Pirarucù era anche molto vanitoso ed egoista e criticava spesso gli Dei, cosicchè,  Tupan, il Dio degli Dei,  stanco del suo comportamento,  decise di prendere provvedimenti.
In un impeto di rabbia lo scagliò nelle profondità del Rio Tocantins e lo trasformò in un gigantesco pesce scuro.
Un altro ci parla di una donna che, transformata in uccello come punizione alla sua lussuria, prese il nome di Mãe da Lua e fu costretta a continue peregrinazioni. Oggi Mãe da Lua ci guarda dall’alto e di notte piange i suoi errori.
Ogni nome, foglia, fiore o animale, in questa regione remota, ci anima di curiosità ed è in grado di svelarci storie fantastiche, ricette o norme di comportamento.

Il gusto sta nel raggiungere queste località e nel farsele raccontare a voce da chi ci vive, ai confini tra realtà e leggenda.

 

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