Abbecedario amazzonico aspettando i mondiali‏: lettera F

F

Con i mondiali alle porte e la nazionale italiana che si prepara a giocare il suo primo match nella rovente e umida Manaus, sale la curiosità verso questa regione lontana e affascinante che è l’Amazzonia. Sia l’Italia sia l’Inghilterra si stanno preparando atleticamente al momento in cui dovranno giocare alle alte temperature tropicali, ma forse non sanno che ciò che li aspetta e che forse li sorprenderà di più è una cultura creola, con usi e tradizioni, leggende e credenze molto diverse dalle nostre.

Prepariamoci anche noi, prima di questo grande incontro, con qualche pillola sull’Amazzonia: un racconto per ogni lettera dell’alfabeto!

Fogo

Cammino su una sabbia di color grigio; è presto, ma il suolo è molto caldo, e lo sento attraverso le mie infradito, l’unica calzatura che si possa veramente usare lavorando nei villaggi dell’Amazzonia. Intorno a me, pezzi di tronco, ceppi, tutti nerissimi. Un odore forte indescrivibile, direi di secco. Ai margini del campo, rigogliose e disordinate piante verdissime. Questo il panorama di un campo (roça) bruciato il giorno anteriore.

 

Si brucia per liberare con poco sforzo la terra per piantare, per trasformare in un attimo la materia organica in minerali nutrienti. Il contadino dell’Amazzonia possiede la scienza dell’incendio: appiccato prima di una pioggia, affinché l’acqua lo spenga; all’ora giusta, perché un cuscinetto di condensa protegga la terra; tenendo conto dei venti, perché non si diffonda; e orientato appositamente affinché due fronti di fiamma si incontrino a metà strada e tutto finisca.

Gli agronomi e i portatori di modernità vedono il fuoco con il fumo negli occhi! Fin dal secolo XVIII lo considerano un vergognoso segno di arretratezza; strano: la mitologia identifica nella domesticazione del fuoco il passaggio dalla bestialità all’umanità.

Il fuoco, naturale o controllato dall’uomo, è onnipresente nella storia naturale dell’Amazzonia, ha contribuito alla nascita della foresta “vergine”, così come la conosciamo e molto probabilmente alla sua incredibile biodiversità; la piccola agricoltura contadina, non meccanizzata – non attingendo dunque a un altro fuoco, quello del motore a scoppio –, sempre carente di mano d’opera, non può (ancora) farne a meno.

Luca Fanelli

Fogo Luca

Campo coltivato a mais, dopo essere stato incendiato. Villaggio di Cauaçu, Monte Alegre, Brasile. Febbraio 2005. Foto di Luca Fanelli/ MAIS.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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