n. 2 settembre 2014

 

 

 

 

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Dossier: Lo snorkeling  3 Essere o non essere “subbaqqui…”? di Stefano Moretto
  5 Progetto “Salto-nel-blu”, attivita’ di snorkeling naturalistico che ti fa scoprire il pianeta azzurro, di Eleonora Meliadò e Andrea Molinari
  8 Snorkeling ed educazione ambientale, di Emilio Mancuso
10 Snorkeling, che storia!, di Angelo Mojetta
13 Basta poco…, di Donatella Moica e Massimo Boyer 

“Water Crew”approda a Bergamo alle Seconde Giornate Pan-europee dell’educazione ambientale

Centinaia di educatori ambientali si sono riuniti in Italia, nella splendida cornice di Bergamo, una delle più belle città italiane, il 25 e 26 settembre 2014, per le Seconde Giornate Pan-europee dell’educazione ambientale. I partecipanti, provenienti da una ventina di paesi, hanno affrontato nei lavori di gruppo temi come l’interdisciplinarità e la formazione degli operatori, la comunicazione del cambiamento climatico, l’educazione agli ambienti urbani, la cooperazione nord-sud del mondo, l’educazione agli ambienti acquatici (marini e fluviali).

Il video trailer “Water Crew” realizzato da Edo Passarella

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REPORT: dietro il Made in Italy sfruttamento dei lavoratori e crudeltà verso gli animali

Immagini scioccanti nel servizio di domenica 2 novembre su “Report” (RAI 3). La combattiva trasmissione di Milena Gabanelli ha messo il dito nella piaga della delocalizzazione dell’industria del “Made in Italy”: dietro le griffe più famose, sfruttamento del lavoro in paesi lontano (fino in Armenia o Transnistria) e crudeltà nei confronti degli animali, chiamati spesso a fornire la materia prima dei capi di abbigliamento. In questo caso si trattava delle oche: piume estirpate con violenza, una dopo l’altra, mentre l’animale è vivo e cosciente, oche costrette per questo a subire terribili sofferenze. Moltissime di loro non sopravvivranno alla violenza, le più “fortunate” porteranno i segni delle ferite per il resto della loro vita e saranno costrette a subire questa tortura più volte nell’arco di uno stesso anno. Questa la realtà descritta da Report che documenta le pratiche schivistiche negli stabilimenti “delocalizzati” e le illegali perpetrate in alcuni allevamenti ungheresi dove vengono “prodotte” piume d’oca, poi vendute come materie prime all’industria tessile e dell’abbigliamento, anche per realizzare prodotti di lusso.

Per questo l’Enpa ha promosso una petizione online sulla piattaforma “Change.org” (http://urlin.it/12d21e) con la quale chiede all’Europa di mettere definitivamente al bando una pratica violenta e illegale, e di prevedere tutti gli opportuni controlli tesi ad evitare il ripetersi di situazioni di illegalità. Ma la petizione della Protezione Animali è rivolta anche alle aziende e a Confindustria affinché pongano fine alle torture e allo sfruttamento delle oche per le piume, e utilizzino finalmente imbottiture sintetiche, le quali, oltre ad essere “cruelty free” offrono anche una resa superiore.

L’Enpa sollecita inoltre le autorità competenti a rispettare il diritto dei cittadini di essere correttamente informati in merito, di conoscere quindi la provenienza dei capi e delle materie prime con un idoneo sistema di tracciabilità che permetta, nel caso in questione, di sapere se siano state usate piume e da quale allevamento esse provengano.

Le scelta “cruelty free” – osserva l’Enpa – è una scelta etica che paga sempre e comunque, anche in campo economico.